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Piazza Pretoria
Piazza Pretoria è una delle più belle piazze di Palermo, situata nel cuore della città antica. La Piazza è conosciuta anche come Piazza della Vergogna e ospita una bellissima fontana che ne riempie il centro e diversi edifici tutti disposti attorno a questa, tra cui il palazzo comunale, chiamato Palazzo delle Aquile, e uno dei muri laterali che custodiscono la splendida chiesa di Santa Caterina.
Alla piazza si può accedere, oltre che dagli ingressi laterali di Corso Vittorio Emanuele e dall’adiacente Piazza Bellini, dallo slargo principale di Via Maqueda, da cui è possibile ammirare una perfetta angolazione di uno dei punti più suggestivi dell’intera città.
Per chi non conoscesse Palermo, è opportuno chiarire quanto la Piazza si trovi in una posizione centrale e quanto sia effettivamente immersa in una delle parti più antiche della città.
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Il centro storico di Palermo è costituito da due lunghe strade, via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele, appunto, che si incrociano nella cosiddetta piazza dei Quattro Canti e che, con il loro incontro danno vita ad uno splendido disegno cittadino capace di ammutolire, per la sua bellezza e imponenza, anche il passeggero più abituale. Dall’incontro di queste due vie nasce poi una ramificazione di strade e vicoli, spesso stretti e intricati, che rendono il centro storico di Palermo un meraviglioso luogo in cui perdersi. Come una goccia di acquarello che si poggia su una tela e si espande a suo piacimento quando il pittore è distratto e non ne modifica in tempo il percorso, allo stesso modo quelle strade si incontrano e danno vita ad un motivo suadente. E volentieri qualunque passante non opporrebbe resistenza alle sue gambe, comandate da occhi brillanti e dal cuore pulsante per il fascio di meraviglia in cui si sono ritrovati. Una meraviglia fatta del giallo che domina sul quartiere, un giallo vivace oppure quasi spento se illumina i palazzi decadenti che popolano quelle strade; una meraviglia fatta dalla staticità degli edifici la cui forma sembra non poter essere intaccata da alcuna operazione di restauro e che non ti svuota, perché è una decadenza elegante, una antichità che scalfisce il cuore e ti riempie, anche quella, di silenzio; una meraviglia fatta dalle scritte sui muri e dalle indicazioni dei nomi delle strade in tutte le lingue, dai vicoli che ti sorprendono con templi improvvisati, da angoli che nascondono case dai tetti altissimi, o chiese dal cuore di marmo bianco o di legno lavorato; una meraviglia fatta dal profumo dei mercati che riempiono la zona e che ti fanno subito sentire parte dell’ambiente, anche se sei passato di là solo per la prima volta.
È questo per me il centro storico di Palermo e Piazza Pretoria si inserisce perfettamente in questo quadro coinvolgente.
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Ogni volta che mi capita di passare velocemente dalla strada che la costeggia, non posso non fermarmi a guardare almeno per un istante quella meravigliosa fontana in marmo bianco, le cui statue sembrano richiamarti nella loro immobilità, come fossero sirene a cantare.
E tu, che non hai portato con te della cera perché quel canto sia soffocato, ti avvicini inevitabilmente alle sculture ma la sorpresa che ti riservano non è un tranello e si trasforma in ammirazione del dettaglio.
E così ti fermi a guardare la fontana, caratterizzata da due livelli a cui si può accedere dai gradini bianchi e che sembra voler essere guardata con fierezza e non curanza del soprannome che le è stato dato. La fontana si chiamerebbe infatti “della vergogna” (e dà poi il nome alla Piazza) non solo per la nudità delle statue che la popolano ma anche perché nell’epoca della sua istallazione a Palermo (la fontana è infatti stata costruita a Firenze e trasferita a Palermo alla fine del 1500) fu considerata un simbolo di corruzione e malcostume. Successivamente, la trasposizione palermitana ha trasformato alcuni degli elementi costitutivi della fontana in veri e propri caratteri tipici della nuova ambientazione: per esempio nella parte inferiore dell’opera sarebbero rappresentati i corsi d’acqua di Palermo*: l’Oreto, il Papireto, Maredolce e Gabriele.
A completare lo scenario idilliaco della piazza, partecipano i palazzi che abbracciano la fontana, quali i già menzionati Palazzo delle Aquile e la chiesa di Santa Caterina e poi Palazzo Bonocore, oggi divenuto museo e Palazzo Chiaramonte Bordonaro, purtroppo non accessibile e testimone perfetto di una decadenza che caratterizza alcuni degli edifici storici di Palermo.
Questa commistione di stili e in particolare di quelli rintracciabili nel centro storico, mi fanno venire in mente quanto la città di Palermo sia unica nella sua grande contraddizione: “bellezza senza tempo” contro “abitudine”, che a volte può trasformarsi in non curanza e abbandono.
Una contraddizione con cui i Palermitani convivono silenziosamente e che da un lato li porta a rattristarsi, considerando il valore inestimabile di certi luoghi ma che, dall’altro, li porta ad amare questo abbandono, quasi come un incantesimo caduto dal cielo della città.
30.11.19
*Sapevi che Palermo si chiama così proprio per la navigabilità dei suoi corsi d'acqua? Palermo deriva infatti dal greco pan-ormus, cioè "tutto porto".
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