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Piazza Bologni

Piazza Bologni è uno di quei luoghi “decadenti” di Palermo che rendono la città ricchissima e unica nel suo genere. Si tratta, infatti, di uno di quegli esempi che ho ripreso più volte nel corso della mia scrittura, che più è trasandato più è bello, un luogo dove l’aggettivo “vecchio” non può essere utilizzato mai in senso dispregiativo e dove, anzi, assume il suo significato più pieno di antico.

Quell’antico che è reso vivo e dal cuore rapidamente pulsante grazie all’andirivieni di persone di tanti colori che passeggiano all’interno dello spazio.

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Mi spiego: ci troviamo nel pieno centro storico di Palermo, dove le due note strade di Corso Vittorio Emanuele e di via Maqueda si incontrano dando vita a una diramazione unica di palazzi e stradine antiche dentro le quali ci si perde volentieri.

Piazza Bologni, precisamente, costituisce uno slargo di Corso Vittorio Emanuele, proprio prima dell’incrocio dei Quattro Canti. La sua edificazione è decisamente recente se pensiamo all’età del quartiere dove essa è collocata: la Piazza è stata infatti costruita solo alla fine XVI secolo, mentre il nucleo stradale del Cassaro o Corso Vittorio che la ospita, è stato disegnato in epoca Fenicia ed è, infatti, la strada più antica di Palermo.

Stiamo parlando di una piazza che se si considerasse solo la sua “giovane età”, potrebbe stonare con l’ambiente decisamente più antico in cui è collocata; ma in realtà, la sua bellezza di epoca nobiliare si mescola perfettamente con i colori e le forme arabo-Normanne che scivolano sulle mattonelle ampie e sugli stucchi bianchi dei palazzi.

Si tratta, infatti, di palazzi abitati da famiglie nobiliari, in particolare quella degli Alliata e dei Filangeri.

La prima ha acquistato il palazzo nel XVII secolo da un’altra famiglia nobiliare di origine bolognese (da cui prende il nome la piazza palermitana) e ha ospitato gli Alliata Principi di Villafranca per diverso tempo. Ad oggi l’omonimo palazzo, che si trova alla destra della piazza, è stato ceduto al seminario arcivescovile. La sua bellezza senza tempo è arricchita dagli stemmi della famiglia stuccati da Giacomo Serpotta, famoso stuccatore palermitano del tardo 1600.

Quella dei Filangeri, invece, ha custodito il palazzo posizionato sul lato centrale della piazza, ad oggi conosciuto come Palazzo di Ugo delle Favare, dal nome del noto giurista di epoca settecentesca che lo abitò.

Le storie di questi palazzi, che hanno visto diverse dinastie e famiglie al proprio interno, che hanno accolto generazioni di molte provenienze, confermano la ricchezza della storia siciliana, una storia fatta di passaggi che hanno lasciato sempre una impronta forte.

Un altro esempio è rappresentato da un altro elemento portante di Piazza Bologni, questa volta non un edificio, ma una statua che si erge al centro del quadrilatero, quella di Carlo V d’Asburgo che rientra trionfalmente in Sicilia dopo la vincita della battaglia di Tunisi del 1500.

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Si dice che la Sicilia sia così ricca perché ha avuto tante dominazioni diverse, ma mi domando, pensando agli edifici di epoca rinascimentale della città se la realtà sia davvero questa.

Non parlo certo delle dominazioni antiche che ci hanno lasciato una importante eredità caratterizzante sia la nostra struttura cittadina – basti pensare alle opere della Palermo arabo-normanna – sia ai tratti personali di molti siciliani (penso, ancora, ai colori chiari degli uomini del nord o alla fierezza e agli odori delle popolazioni arabe). Ma se guardo questi edifici più “moderni” mi chiedo se noi siciliani siamo mai stati veramente dominati o se, invece, siamo stati noi ad incantare i passanti che hanno messo i piedi sulla nostra terra e che, infatti, non sono mai stati troppo veloci, ma hanno voluto edificare, hanno voluto posare una pietra per creare un collegamento più durevole con questa terra dalle mille risorse. E sono tanti i manoscritti che riportano le emozioni di architetti, scultori, personaggi storici, che si sono fermati di fronte alla bellezza sconfinata della Sicilia e che si sono lasciati sedurre da quello che i siciliani sanno offrire. I Siciliani che sono sì dai mille colori, come mille sono i popoli che hanno abitato la loro terra, ma che alla fine sono così unici da averne creato uno solo che li racchiude tutti e per cui noi oggi siamo così fieri di dire a tutti che veniamo dall’isola più bella dell’intero mondo.

E voglio chiudere questo breve testo con una citazione che, a mio avviso, rispecchia perfettamente l’emozione del Siciliano che torna a casa e si tratta proprio della descrizione che Francesco Alliata di Villafranca fa del suo palazzo situato a Piazza Bologni:

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<<Potevi essere andato a Timbuctù o in Patagonia, avere visto cose meravigliose e passato momenti unici. Ma quando, tornato a Palermo, salivi su per il corso e cominciavano ad apparire i balconi a petto d’oca del nostro Palazzo, il Palazzo Villafranca, allora l’emozione che era diventata più intensa, mano a mano che ci avvicinavamo a piazza Bologni, si trasformava in pura felicità. Solo in quel momento il viaggio che avevi appena fatto e la casa che ti aspettava prendevano un senso>>.

05.04.21

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