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I baci panteschi
Di cosa sanno le nuvole?
Ve lo siete mai chiesti guardando il cielo, magari osservandone una dalla forma particolarmente rotonda e definita? Molti pensano allo zucchero filato: ricollegano alla facilità con cui si spezza tra le dita che ne vogliono prendere un pezzo, una estremità di una nuvola che viene tagliata dal vento.
A me, invece, la apparente morbidezza e il candore delle nuvole fanno pensare ai baci panteschi.
I baci panteschi sono una variante della cassatella fritta, un dolce tipico del trapanese in Sicilia.
Si tratta di due cialde con farina, uova e latte, solitamente fritte a forma di fiore o farfalla (ma possono essercene altre chiaramente) e unite da una crema di ricotta lavorata con setaccio e zucchero, per renderla ancora più morbida e delicata.
I baci vanno mangiati appena fatti perché altrimenti la scorza si “ammolla” per via del dolcissimo contatto con la ricotta.
I baci non sono sicuramente tra i dolci più famosi o elaborati della cultura siciliana (anche perché sono tipici dell’isola di Pantelleria e non dell’intera Sicilia), ma rappresentano per me un “piatto” che mi fa sentire davvero a casa.
Nella mia famiglia, il bacio è il tipico dolce che chiude le cene pantesche di luglio o agosto con gli amici, rigorosamente accompagnato da un bicchiere di passito, vino liquoroso assai più noto del dolce compaesano ed esportato al di fuori della piccola isola.
Il bacio per me è un simbolo di vacanza, relax e di serate spensierate.
E anche chi non vuole strafare e si accontenta dopo cena di divedere un bacio perché “uno intero è assai”, alla fine si deve ricredere e cedere alla tentazione perché come direbbe un siciliano: “ma che è una vasata a metà? Manco pu prio! Jurnata rutta rumpila tutta!" (lett. "Ma cosa è un bacio a metà? Nemmeno per il piacere!* Giornata rotta rompila tutta!**").
10.01.21
*"Manco pu prio" in questo contesto si può spiegare come "non godere fino in fondo è come non godere neppure un poco".
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**"Jurnata rutta rumpila tutta" sta a significare che se una giornata è cominciata male conviene aspettare direttamente il giorno dopo per recuperare. Quando la si utilizza alla fine di un pasto abbondante questa espressione indica che non ha senso privarsi di un piacere a tavola ma che è meglio aspettare l'indomani per mangiare con più misura.
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