Santa Flavia è un borgo marinaro molto vicino alla città di Palermo, che gode di una propria fama e di una sua platea turistica per il mare cristallino e la particolarità delle costruzioni del paese che in certi punti si adagiano sulla costa e si lasciano bagnare dagli schizzi delle onde salate, protetti da rocce che davanti al mare perdono la propria imponenza.

Il panorama che offre il piccolo borgo è caratterizzato da un susseguirsi di porticcioli, da palazzi che sbucano dalla terra per dare colore e forma al posto, da barche che ondeggiano insieme all’acqua mossa dal vento.

Degli scenari che sembrano dipinti, una pinacoteca all’aperto dove ciascun elemento è un’opera dipinta con pennellate colore del mare e fissate dal caldo sole che le arricchisce con sfumature di luce.

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Santa Flavia ha una storia che comincia tanti secoli fa e che, come molte parti della regione palermitana, ha inizio in epoca Fenicia ed è poi andata avanti anche in quella greco-romana.

Santa Flavia ha cambiato nel corso del tempo vari nomi: da Kafara a Soluntum, come la chiamavamo i romani e proprio la parte delle rovine romane, oggi chiamata Solunto, è ancora visitabile percorrendo le strade in salita verso la parte più alta del promontorio. Solunto racchiude un vero e proprio sito archeologico che è stato portato alla luce solo ai primi del 1800, rivelando tante altre sfumature e tradizioni oltre a quelle marittime e subito visibili. Oggi, come in passato, l’Antiquatium raccoglie reperti e statue di epoca fenicia ed ellenistica che raccontano di storie antiche, di popoli che hanno abitato e arricchito di tradizioni la Sicilia.

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Santa Flavia, quindi, è un altro di quei tesori Siciliani che si racconta veramente solo a chi, nelle sue rocce, riesce a leggere i secoli di storia che hanno formato delle venature e delle forme uniche. Delle rocce plasmate dalle onde del mare e da chi ha saputo domarle e navigarle.

Perché ogni angolo di terra in Sicilia è uno scrigno prezioso e stupendo alla vista, ma ancora più prezioso è il suo contenuto.